Pmi senza liquidità a rischio di insolvenza
Pmi senza liquidità rischiano di fallire. La crisi economica provocata dal nuovo coronavirus mina la solidità delle Pmi, ovvero piccole e medie imprese, insinuando lo spettro dell’insolvenza.
Cos’è lo stato di insolvenza?
Lo stato di insolvenza si manifesta quando un soggetto economico non riesce più a soddisfare le proprie obbligazioni; una situazione che può provocare anche la dichiarazione del fallimento.
Come spiega Il Sole 24 Ore, “in Italia c’è una bomba ad orologeria che rischia di esplodere da un momento all’altro”, o quanto meno dopo l’estate, termine fino al quale non è prevista alcuna iscrizione nella Centrale dei rischi per i mancati pagamenti.
Cos’è la liquidità?
La liquidità per un’azienda è l’insieme delle attività prontamente disponibili o facilmente trasformabili in mezzi di pagamento. In pratica, si tratta essenzialmente di denaro contante, saldo attivo di conto corrente, assegni circolari e altre attività finanziarie caratterizzate da elevato grado di liquidità.
Pmi senza liquidità: quali rischi?
In questo momento, dunque, per le imprese è fondamentale avere un buon livello di liquidità o di autonomia finanziaria per fronte agli shock legati al diffondersi del COVID-19 e riuscire a coprire i costi legati al lavoro e all’attività per il maggior numero di giorni/mesi possibile.
Pmi senza liquidità: quali misure in aiuto?
Abi e Banca d’Italia si sono attivate per ”monitorare l’allineamento degli istituti bancari alle indicazioni normative”
Il leader di Confcommercio, Carlo Sangalli, chiede al governo di fare di più, con contributi a fondo perduto e aumentando la soglia dei 25 mila euro per quelli garantiti al 100%, rinviando ulteriormente le scadenze fiscali. Infatti la risposta all’emergenza non può essere solo quella dell’indebitamento delle imprese: occorrono anche misure di compensazione dei danni subiti in termini di crollo dei fatturati, attraverso contributi a fondo perduto commisurati all’oggettivo impatto della crisi.
Ma c’è anche chi propone di usare il mercato finanziario, attraverso l‘emissione di bond, per far sì che le imprese accedano a un debito di maggior qualità e di scadenza più lunga dei sei anni previsti per la garanzia pubblica sui prestiti bancari.
Bond di rilancio (social, resilience, impact e sustainable) promossi a livello governativo ed eventualmente garantiti dallo Stato per renderli più appetibili.